Violenza: trasformiamo gli stadi e saranno più sicuri
Come è noto la “tessera del tifoso” diventerà obbligatoria a partire dal 1° gennaio 2010, ma in questi giorni si è aperta un’intensa polemica tra “favorevoli” e “contrari”. Ad accendere la miccia è stato il commissario tecnico della Nazionale azzurra Marcello Lippi che, in vena di esternazioni estive, ha detto con chiarezza: «Non mi piace. È una cosa che ghettizza». A rispondergli sul fronte dei favorevoli sono stati in tanti , a partire dal Ministro Maroni, che sull’introduzione della tessera è stato categorico: si tratta di uno strumento utile e di buon senso. Per noi il vero problema non è la tessera, ma il fatto che si parli esclusivamente della tessera. Da tempo diciamo (e urliamo inascoltati) che la partita nei confronti delle tifoserie deve essere giocata facendo scendere in campo con determinazione “sicurezza e prevenzione”. Il nodo è proprio lì: sicurezza e prevenzione insieme. Servono e sono indispensabili tutte e due. Rinunciare ad una sarebbe come schierare in campo una squadra con la difesa ma senza attacco ( o viceversa) e pensare di vincere. Sulla sicurezza in questi anni sono stati fatti passi avanti. Alcuni provvedimenti possono piacere, altri meno, ma è innegabile che “azioni” ci sono state e che soldi in questa direzione ne sono stati investiti tanti. Qualche esempio? Tornelli, messa a norma degli stadi, steward, decreti e controdecreti, potenziamento osservatorio sulle tifoserie. Ed ora la card del tifoso. Da sola risolverà ben poco (mi pare evidente), ma credo vada accolta senza pregiudizi, come strumento di sicurezza e buon senso. Il vero nodo è l’altra gamba. Se parliamo di prevenzione la lista delle cose fatte è molto meno lunga. Prevenzione alla “violenza nello sport” vuol dire lavorare costantemente alla promozione ed alla diffusione di una nuova cultura dello sport nel Paese. Quali sono gli interventi "straordinari" fatti in questa direzione? Quali le risorse "eccezionali" investite? Servono oggi interventi di “frontiera educativa” tra i giovani ed anche nelle curve e tra gli ultras. Servono azioni che valorizzino le potenzialità di coesione sociale che lo sport porta con sé. Servono stadi che tornino ad essere “abitati” dalla gioia dei bambini e delle famiglie (qualcosa è stato fatto ma si può fare di più). Serve una forte alleanza educativa tra i grandi club del calcio professionistico e le società sportive di base, perché cancellare la violenza dal mondo del calcio è una partita che possono vincere solo insieme. Dunque da tempo diciamo “sicurezza e prevenzione” contemporaneamente, con pari importanza e pari attenzione. È vero che la prevenzione (diffusione di una nuova cultura dello sport) ha tempi lunghi, ma è altrettanto vero che senza prevenzione non si uscirà mai dall’emergenza. Fermare il dibattito a “card sì o card no” è sciupare un’occasione. A proposito, ricordiamo che in fatto di prevenzione noi qualche idea molto concreta l’abbiamo. Se interessa a qualcuno….